Nel corso del 2018 l’economia globale ha continuato a crescere, sebbene si sia registrato un indebolimento delle prospettive del commercio mondiale. Sull’espansione dell’attività economica internazionale gravano numerosi fattori di rischio: le ripercussioni di un esito negativo del negoziato commerciale tra Stati Uniti e Cina, che porterebbe all’introduzione di nuove misure protezionistiche, il riacutizzarsi delle tensioni finanziarie nei paesi emergenti, le modalità con le quali si concluderà il processo di uscita del Regno Unito dall’Unione Europea (Brexit) in seguito al voto del Parlamento britannico che non ha ratificato l’accordo negoziale raggiunto in novembre dal governo.
Secondo le previsioni diffuse dall’OCSE lo scorso novembre, nel 2018 la crescita dell’economia mondiale sarebbe pari al 3,7%, un decimo di punto in più rispetto all’anno precedente.
Nel 2019 il PIL mondiale è previsto in crescita del 3,5%, due decimi di punto in meno rispetto a quanto previsto in settembre: la revisione riflette un lieve deterioramento delle prospettive nell’area dell’euro, in Giappone e nelle principali economie emergenti, a cui si accompagna il già atteso rallentamento negli Stati Uniti, anche per il progressivo venir meno degli effetti espansivi dello stimolo fiscale.
Nel terzo trimestre del 2018 nelle principali economie avanzate l’attività economica ha avuto andamenti differenziati. Secondo gli indicatori più recenti, nella parte finale dell’anno il tasso di crescita è rimasto robusto negli Stati Uniti ed è tornato positivo in Giappone, dopo la marcata contrazione del PIL registrata nel terzo trimestre per le calamità naturali che hanno colpito il paese. Nel Regno Unito l’espansione è in linea con quella media del primo semestre. Tra le principali economie emergenti, in Cina il rallentamento dell’attività economica, in atto dall’inizio del 2018, è proseguito anche negli ultimi mesi, nonostante le misure di stimolo fiscale introdotte dal governo. L’espansione ciclica è invece rimasta sostenuta in India, sebbene con tassi più contenuti rispetto alla prima parte dell’anno mentre in Brasile il quadro macroeconomico resta fragile.
L’inflazione al consumo è diminuita negli Stati Uniti e nel Regno Unito; ha oscillato intorno all’1% in Giappone, sebbene la componente di fondo si mantenga prossima allo zero.
Dall’inizio di ottobre i prezzi del greggio sono scesi fortemente, per effetto soprattutto di fattori di offerta, quali l’incremento della produzione negli Stati Uniti, in Arabia Saudita e in Russia, nonché la tenuta delle esportazioni dell’Iran, a seguito dell’allentamento temporaneo delle sanzioni applicate dagli Stati Uniti. L’accordo su nuovi tagli alla produzione raggiunto all’inizio di dicembre tra i paesi OPEC e altri paesi produttori (OPEC+) non è stato sufficiente per arrestare la discesa dei corsi.
L’attività nell’area dell’euro ha subito un rallentamento, in parte a causa di fattori temporanei, ma anche per un deterioramento delle attese delle imprese e per la debolezza della domanda estera. In novembre la produzione industriale è scesa significativamente in tutte le principali economie. In autunno l’inflazione è diminuita per effetto dell’andamento dei prezzi dei beni energetici. Nel terzo trimestre il PIL dell’area è aumentato dello 0,2% rispetto al periodo precedente, in forte rallentamento rispetto ai mesi primaverili. Ha pesato il sostanziale ristagno delle esportazioni. La domanda interna ha continuato a sostenere il prodotto per lo 0,5%, sostenuta dalla variazione delle scorte e, in misura minore, dagli investimenti. Negli ultimi mesi dell’anno la produzione industriale ha subito una caduta superiore alle attese in Germania, in Francia e in Italia. In dicembre l’indicatore €-coin elaborato dalla Banca d’Italia, che stima la dinamica di fondo del PIL dell’area, ha registrato una nuova diminuzione; si colloca ora a 0,42%, il livello più basso dalla fine del 2016.
L’inflazione è scesa nei mesi autunnali, portandosi a fine anno all’1,6% a causa della decelerazione dei prezzi dei beni energetici. Nella media dell’anno l’inflazione è stata pari all’1,7% (1,5% nel 2017).
In Italia, dopo che la crescita si è interrotta nel terzo trimestre, gli indicatori congiunturali disponibili suggeriscono che l’attività potrebbe essere ancora diminuita nel quarto trimestre. All’indebolimento dei mesi estivi ha contribuito la riduzione della domanda interna, in particolare degli investimenti e, in misura minore, della spesa delle famiglie. Secondo la Banca d’Italia i piani di investimento delle imprese dell’industria e dei servizi sarebbero più contenuti a seguito sia dell’incertezza politica ed economica sia delle tensioni commerciali.
L’andamento delle esportazioni italiane è risultato ancora favorevole nella seconda metà dell’anno; il rallentamento del commercio globale ha però influenzato le valutazioni prospettiche delle imprese sugli ordinativi esteri.
Nel trimestre estivo sono aumentate le ore lavorate mentre il numero di occupati è lievemente diminuito; secondo i primi dati disponibili, in autunno l’occupazione sarebbe rimasta sostanzialmente stazionaria.
L’inflazione complessiva si è ridotta in dicembre all’1,2%, soprattutto per effetto del rallentamento dei prezzi dei beni energetici. Sono state riviste lievemente al ribasso le aspettative delle imprese sull’andamento dei prezzi.
I premi per il rischio sui titoli sovrani sono scesi, per effetto dell’accordo tra il Governo italiano e la Commissione Europea sui programmi di bilancio; il differenziale tra i rendimenti dei titoli di Stato italiani e di quelli tedeschi a metà gennaio era di circa 260 punti base, 65 in meno rispetto ai massimi di novembre. Le condizioni complessive dei mercati finanziari restano tuttavia più tese di quelle osservate prima dell’estate.
Trasporto aereo e aeroporti
Andamento del trasporto aereo mondiale (ad ottobre 2018)
L’andamento mondiale del traffico passeggeri al mese di ottobre 2018, misurato su un campione di oltre mille aeroporti, ha registrato un incremento di 6,1 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’esercizio 2017, attestandosi a 5,981 miliardi di passeggeri.
Tutti i continenti evidenziano una crescita, ed in particolare:
- l’Europa (che detiene una market share del 32%) registra un incremento pari a +6,2%;
- l’Asia (market share del 29%) registra un incremento pari a +7,3%;
- il Nord America (market share del 25%) registra un incremento pari a +5,2%;
- il Centro/Sud America (market share dell’8%) registra un incremento pari a +4,8%;
- il Medio Oriente (market share del 4%) registra un incremento pari a +2,3%;
- l’Africa (market share del 2%) registra un incremento pari a +10,1%.
Nella classifica mondiale il primo aeroporto per traffico passeggeri risulta Atlanta (89,8 milioni, di cui 79,2 di traffico domestico), seguito da Pechino (84,4 milioni, di cui 64,6 di traffico domestico) e Dubai (74,5 milioni).
Traffico aereo mondiale 20181
Legenda: AFR (Africa), ASP (Asia Pacific), EUR (Europa), LAC (America Latina), MEA (Medio Oriente), NAM (Nord America).
Anche il traffico merci registra un incremento in tutte le aree ad un tasso medio pari a 4,2 punti percentuali, con 85,6 milioni di tonnellate di merce processata su un campione di 681 aeroporti, prima l'Asia in termini di merci movimentate cresce del +3,3%, il Nord America registra un incremento del +6,1%, l’Europa del +2,8%, il Medio Oriente dello +0,4%, il Centro/Sud America è in crescita del +8,7% e l’Africa del +11,6%.
Andamento 2018 aeroporti europei2
L’andamento del traffico passeggeri degli aeroporti europei associati ad ACI Europe ha evidenziato una crescita del 4,8%, attestandosi a 1.166,2 milioni di passeggeri serviti.
Di seguito sono rappresentati i principali hub3 europei (che rappresentano il 36% del totale del traffico degli aeroporti associati) e la loro crescita percentuale rispetto all’anno precedente.
TRAFFICO AEREO EUROPEO - PRINCIPALI HUB
Includendo nell’analisi tutti i 42 aeroporti europei associati ad ACI Europe, Malpensa occupa il secondo posto in termini di crescita percentuale (+11,5%), collocandosi tra Budapest (+13,5%) ed Atene (+11,2%) come rappresentato nel grafico.
RANKING PER CRESITA PERCENTUALE
Il traffico merci, confrontato con lo scorso anno, risulta allineato (-0,2%) con un totale di oltre 12,0 milioni di tonnellate movimentate. In termini di merce processata, nel ranking dei principali aeroporti europei associati ad ACI Europe, Malpensa si conferma al quinto posto (558,2 mila tonnellate), dopo Francoforte che si attesta a 2,1 milioni di tonnellate, Parigi Charles de Gaulle con 2,0 milioni di tonnellate, Londra Heathrow ed Amsterdam con 1,7 milioni di tonnellate ciascuno.
Andamento 2018 del traffico sugli aeroporti italiani4
Il traffico passeggeri degli aeroporti italiani associati ad Assaeroporti registra una crescita del 5,9%. Nel corso del 2018 sono stati serviti 185,4 milioni di passeggeri, 10,3 milioni in più rispetto al 2017. Il traffico internazionale evidenzia un incremento del 7,2%, mentre il traffico domestico del 3,3%.
I movimenti aerei nel corso dell’anno sono stati pari a 1,4 milioni (+3,6%), mentre le merci trasportate risultano pressoché allineate allo scorso anno (1.056,6 mila tonnellate, -0,4%).
Come si osserva nel grafico, l’area* caratterizzata dalla maggiore crescita di passeggeri in termini percentuali è il Sud, seguita dall’area Nord Est e quindi dall’area Nord Ovest del paese.
RANKING PER CRESCITA PERCENTUALE
*Nord Ovest: Bergamo, Bologna, Genova, Linate, Malpensa, Torino, altri; Nord Est: Treviso, Venezia, Verona, altri; Centro: Ancona, Roma Ciampino, Roma Fiumicino, altri; Sud: Bari, Brindisi, Lamezia Terme, Napoli, Pescara, Reggio Calabria altri; Isole: Alghero, Cagliari, Lampedusa, Olbia, Palermo, altri.
Tra gli aeroporti del Nord Ovest il sistema aeroportuale lombardo (25% del totale traffico nazionale) ha servito 46,8 milioni di passeggeri (+6,5%); Milano Malpensa e Linate hanno contribuito rispettivamente con 24,7 milioni (+11,5%) e con 9,2 milioni (-3,3%) mentre Bergamo Orio al Serio con 12,9 milioni (+4,9%).
Al Centro Italia il sistema aeroportuale romano (26% del totale traffico nazionale) ha raggiunto 48,8 milioni di passeggeri (+4,2%); Roma Fiumicino ha servito 43,0 milioni (+4,9%), mentre Roma Ciampino con 5,8 milioni risulta in flessione (-0,7%).
Tra gli aeroporti del Nord Est, Venezia raggiunge 11,2 milioni di passeggeri trasportati (+7,9%), mentre al Sud, Catania e Napoli crescono rispettivamente dell’8,9% e del 15,8%, servendo 9,9 milioni di passeggeri ciascuno.
General Aviation
Nel corso del 2018 la Business and General Aviation in Europa ha registrato una crescita dei movimenti dell’1,8%, attestandosi ai numeri pre-crisi del 2008. L’Italia, i cui movimenti sono in linea con l’esercizio 2017 (+0,1%), è il quarto mercato in Europa con una market share del 7% (fonte Wingx). L’attività di Aviazione Generale presso gli scali di Milano Linate e Malpensa Prime, con 25,9 mila movimenti, cresce del 2,5% e si colloca al quinto posto in Europa in termini di traffico servito (dopo Londra, Parigi, Nizza e Ginevra) ed al primo in Italia, ove detiene una market share del 40%.
1 Fonte: ACI World (Pax Flash & Freight Flash).
2 ACI Europe: Rapid Exchange
3 Aeroporti hub: Francoforte, Amsterdam, Parigi Charles de Gaulle, Zurigo, Roma Fiumicino, Madrid, Londra Heatrow.
4 Fonte Assaeroporti 39 aeroporti associati; i dati comprendono aviazione commerciale inclusi i transiti diretti